EDUCARE: una responsabilità, un compito, una gioia
Considerazioni che prendono spunto dalla Carta formativa della
Scuola cattolica dell’Infanzia.
Essenzialmente il rapporto educativo è un rapporto
fra un’autorità ed una libertà.
Il contenuto di questo
rapporto è costituito dall’offerta di una proposta di
vita fatta dalla persona autorevole alla persona in formazione.
Esistono alcuni presupposti che implicitamente o esplicitamente devono
essere ammessi dall’educatore, altrimenti la relazione educativa non
può essere neppure istituita, o rischia comunque di isterilirsi.
- La libertà non è un assoluto – esiste una
verità circa ciò che è bene e ciò che è male, che precede l’esercizio della
nostra libertà.
- La persona umana, quando giunge nel mondo, è
come una grande promessa. Ha bisogno di essere aiutata a realizzarsi nella
verità e nel bene.
- Il rapporto educativo si radica sempre in un’antropologia. L’educatore deve saper rispondere alla domanda: chi è l’uomo?
A questo punto abbiamo tutti gli
elementi per definire il rapporto educativo dal punto di vista della
fede cristiana. Esso si istituisce quando l’educatore fa alla persona da
educare la proposta cristiana della vita.
La proposta
cristiana della vita è l’indicazione di come realizzare la nostra
umanità secondo la via indicataci da Cristo e sempre presente nella Tradizione
della Chiesa; non si aggiunge estrinsecamente alla realizzazione della nostra
umanità, me è la modalità della perfetta realizzazione della medesima.
Difficoltà:
In un contesto sempre più pluralistico, anche dal punto di
vista religioso, non è contrario ad una pacifica convivenza sociale educare la
persona ad una forte identità? La convivenza fra varie persone non si ottiene
azzerando le diversità.
Educare nel modo suddetto non è
contro la libertà della persona? La libertà umana è un auto-determinarsi e
quindi un scegliere in base alla conoscenza di ciò che scelgo. È la verità
circa il bene ed il male, la radice della libertà.
Riflessioni:
Che cosa muove una persona ad interessarsi del bene di un’altra nel modo
proprio dell’educazione? L’amore per essa, il volere il bene della persona
bisognosa di educazione. Diceva San Giovanni Bosco che l’atto educativo
è sempre frutto di amore: “un affare del
cuore”.
Educare la persona è il compito e la responsabilità dei genitori.
Altri possono avere compiti e responsabilità educative; sono da considerarsi
non sostituti, ma cooperatori dei genitori medesimi.
È opportuno vigilare che non entri nei
luoghi dell’educazione la falsa visione della persona umana che confonda libertà
e spontaneità: la spontaneità può essere solo regolamentata; la libertà può
essere educata.
È necessario vigilare che non sia
distrutto il principio di autorità. Il rapporto educativo non è fra
uguali. Si potrebbe anche dire che l’autorità propria dell’educatore ha la
caratteristica propria della testimonianza.
L’educazione non può essere ridotta alla
formazione: è una modalità di vita che è trasmessa
dall’educatore.
Per concludere:
La
Chiesa ha sempre avuto la grande intuizione che la proposta cristiana era
l’adempimento ed il grado più alto della “paideia” (1) dell’uomo. “Riprendendo
questa idea fondamentale e dandone una propria interpretazione, la religione
cristiana si mostrò capace di offrire al mondo più di qualsiasi altra setta
religiosa” [W.Jaeger, Cristianesimo primitivo e paideia greca, La
Nuova Italia ed. , Firenze 1966, pag. 93].
L’annuncio del Vangelo aveva individuato
la struttura umana in cui radicarsi.
L’uomo è un essere che raggiunge la pienezza della sua umanità solo
mediante l’educazione.
Ed è nella luce di una tale verità antropologica che la Chiesa si
prende cura dell’uomo.
(1) PAIDEIA = modello educativo in vigore nell’Atene classica volto a garantire una socializzazione armonica
dell’individuo nella polis